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COLLEZIONE DI FISICA

Dipartimento di Scienze Fisiche ed Astronomiche

 

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L'Istituto di Fisica della Università di Palermo, sito al numero 36 di Via Archirafi sin dal 1934, possiede una ricca collezione di strumenti scientifici i cui esemplari più antichi, pochi in verità, risalgono agli inizi del XIX secolo. Tale collezione, costituita da circa 450 pezzi e custodita in grandi vetrine di pino pece coeve alla costruzione dell'edificio, si è accumulata nel tempo a partire dal 1811, data in cui Domenico Scinà ottenne la sospirata "proprietà" della cattedra di Fisica Sperimentale.

E' infatti all'impulso dato dallo Scinà all'insegnamento della Fisica presso l'ateneo palermitano, che si deve un notevole aumento dell'acquisto di strumenti destinati principalmente a fornire l'indispensabile sussidio didattico-dimostrativo alle lezioni ex cattedra del professore.

A tale categoria appartengono strumenti quali il doppio cono, e il cilindro impiombato che salgono su/piano inclinato, o la bella sfera armillare in ottone quasi certamente costruita dal "meccanico" inglese Henry Drechsler, allievo a Londra del celeberrimo Jesse Ramsden, che segui a Palermo Giuseppe Piazzi, fondatore dell'Osservatorio Astronomico di Palermo (1790), e che proprio a Palermo fondò una delle prime officine di strumenti scientifici dell'isola. Sempre fra gli strumenti più antichi è degno di particolare menzione lo Strumento di Caruso per dimostrare la legge della refrazione della luce, costruito dal meccanico dell'Istituto Rosario Caruso nel 1843 su indicazione di Domenico Ragona Scinà. Esso rappresenta infatti un momento di saldatura fra la acquisizione di strumenti puramente dimostrativi e di strumenti di ricerca. Il Ragona infatti immaginò questo strumento nel corso delle sue ricerche di ottica e lo descrisse nel suo lavoro Delle leggi fondamentali della refrazione, e dell'angolo limite in generale pubblicato a Palermo nel 1844.

Gli ultimi anni della dinastia borbonica non furono per l'insegnamento della fisica a Palermo particolarmente felici, e ciò si riflette puntualmente sulla collezione. Come si ricava dagli antichi inventari la collezione "invecchiava" perdendo, Via Via che si consumavano, numerosi pezzi che non venivano sostituiti da nuovi e più moderni strumenti. Fu solo nel 1863 con l'arrivo a Palermo del giovanissimo Pietro Blaserna che si ha una svolta importante nella storia della fisica palermitana, svolta puntualmente testimoniata dal notevole arricchirsi della collezione. E' infatti a partire da quegli anni che si effettuano massicci acquisti di strumenti sia per uso didattico che di ricerca. Strumenti tutti acquistati presso le migliori officine francesi, inglesi e tedesche e tutti scelti fra i modelli più lussuosi che tali officine producevano. Valgano per tuffi gli esempi dello spettroscopio a quattro prismi di Dubosq, del polariscopio della stessa ditta, o del banco ottico del Melloni costruito dalle officine Ruhmkorff di Parigi.

L'acquisto di strumenti di ottima qualità è sempre stata una linea seguita da tutti i Direttori che si sono succeduti alla guida dell'Istituto, cosi che oggi la collezione dell'Istituto di Fisica si qualifica come una delle importanti sul territorio nazionale certamente paragonabile per qualità se non per numero di pezzi, alla collezione dell'Istituto Tecnico Toscano G. Salvemini, indubbiamente la più ricca d'Italia. Un ulteriore elemento che rende tale collezione particolarmente pregevole e che vogliamo qui sottolineare con forza, è che non si tratta di una collezione "artificiale" creata ad hoc per mostrare in astratto lo sviluppo di una disciplina, ma di una collezione che documenta in maniera puntuale, pur con le inevitabili lacune dovute alla dispersione nel tempo di alcuni pezzi, l'attività didattica e di ricerca che si è svolta presso l'Istituto di Fisica sin dalla sua fondazione.

In quest'ottica essa non solo costituisce parte integrante della storia della Istituzione, ma anche parte della storia della nostra città. Come tale va valorizzata e difesa, anche da sciagurate tentazioni di smembramento o peggio di trasferimento in ipotetici Musei della Scienza dove i singoli pezzi, completamente decontestualizzati, non riuscirebbero più a raccontare la storia delle ricerche che con essi andavano conducendo i fisici che operarono a Palermo, da Pietro Blaserna ad Orso Mario Corbino, a Damiano Macaluso a Michele La Rosa, per ricordarne solo alcuni, ma farebbero piuttosto la figura dell'asta d'Achille nel Museo di un antiquario.

E' stato iniziato, a partire dall'anno accademico 1996-97, il lavoro di ricognizione puntuale della collezione sotto la responsabilità della Prof. Giorgia Foderà e con l'appassionato lavoro dei Sigg. Salvatore Costa, Piervincenzo Fagone e Valeria Vetri, studenti del Corso di Laurea in Fisica e del Sig. Filippo Mirabello, assistente tecnico presso l'Osservatorio Astronomico di Palermo. Tale lavoro, che prevede la schedatura scientifica di ogni pezzo, ha già prodotto come primo risultato la individuazione e schedatura di 80 strumenti. E' prevedibile che l'intera collezione potrà essere interamente schedata entro il prossimo anno accademico.

Giorgia Foderà Serio, Associato di Storia dell'Astronomia


Planimetria del piano terra del Dipartimento

 

Planimetria del primo piano, nel cui corridoio sono disposti gli armadi per la conservazione degli strumenti scientifici

 


Notizie Utili
 
Direttore: Prof. Roberto Boscaino
Responsabile della Collezione: Prof. Giorgia Foderà Serio
 
Apertura al pubblico:
dal 23 al 27 marzo ore 16-19
28 marzo ore 10-13/16-19
 
Via Archirafi, 36
tel. 091.6234111
http://www.fisica.unipa.it/istfis.html

© Maurizio Carta, Dipartimento Città e Territorio
mcarta@unipa.it
http://www.unipa.it/~mcarta