Palermo - Rory Previti Totaro - Hpress
L'università è naturalmente ed istituzionalmente il luogo della cultura. All' epistemologia, al teorizzare della conoscenza, oggi l'università aggiunge la prassi e da questa sintesi di partenza, ricorrendo agli alti livelli professionali di cui dispone, scende in campo per favorire l'integrazione dei disabili ed il superamento dell' handicap.
Nelle due giornate in cui , a Palermo, si è sviluppato il convegno sulle Pari Opportunità agli studenti universitari disabili, non c'è stato accademismo, non c'è stata retorica, non ci sono stati vistosi episodi di protagonismo tra gli intervenuti, ma un avvicendarsi di temi e relazioni, su quanto è stato già realizzato e su quanto si va a realizzare da parte dell' Università di Palermo, di quella di Padova, di Sassari, di Roma, di Pisa, di Trento, di Trieste, per migliorare la qualità della vita degli studenti universitari disabili, ovvero, per dirla con il professore Cupidi, delegato del Magnifico Rettore, perché le persone disabili vengano messe in condizione di vivere l'università.
Un mondo di bisogni si è dato appuntamento con un mondo di opportunità e il dialogo che ne è nato promette sviluppi concreti, promette di andare veramente al di là delle solite belle parole che, normalmente arrivano in cielo tutte le volte che si riflette pubblicamente su questi delicati temi. Parole che sembrano arrivare in cielo e, quasi sempre non riescono neppure a varcare la soglia del luogo del confronto e della riflessione.
In questa circostanza ci sono, però, dei punti di forza speciali sui quali vale la pena fermarsi un momento, per enumerarli ed analizzarne l'efficacia.
Nata dall'applicazione di una legge dello stato, la l.17 del '99, l'istituzione dei servizi per favorire l'inserimento degli universitari disabili, con il corteo di figure professionali coinvolte, dai docenti delegati dei rettori ai tutors e agli studenti volontari, e con l'obiettivo che si prefigge, di consentire l'esercizio del diritto allo studio a studenti con difficoltà particolari, fornendo tutti i supporti occorrenti a realizzarlo, è la fisiologica prosecuzione dell'integrazione scolastica ed era naturale aspettarsela, dato il costante incremento che, pur tra mille difficoltà d'ogni genere, si registra nel processo di scolarizzazione dei portatori di handicap.
Con una differenza importante, però, rispetto a ciò che accade nel mondo della scuola.
La possibilità di lavorare con disabili fisici e sensoriali, i cui deficit possono essere compensati, anche se, a volte, non completamente, disabili le cui facoltà cognitive non sono compromesse, da considerare in condizioni di privilegio rispetto ai disabili psichici.
L' università è il luogo delle menti illuminate, degli spiriti eletti, è il luogo della ricerca e della sperimentazione, ed è anche il luogo in cui, grazie al cielo, regna ancora una sana voglia di primeggiare, c'è stimolante competitività, c'è chi vive per lavorare, profonde le sue migliori energie senza risparmiarsi e non si appiattisce nella quotidianità.
Durante il convegno, i docenti delegati ai problemi della disabilità hanno dato tutti prova di grande partecipazione e di forte impegno, nell'affrontare e svolgere un compito tutt'altro che facile. Il gruppo di Padova si è rivelato ben organizzato e molto efficiente, anche per la capacità di reperire tempestivamente le ingenti risorse economiche necessarie per realizzare i servizi a favore degli studenti, capacità fondata, naturalmente, anche su un'effettiva disponibilità di risorse. Importanti anche le esperienze di Trento , di Roma 3 e di Sassari, importante l'esperienza di Palermo, di cui siamo particolarmente orgogliosi per ovvi motivi di appartenenza. Ma quello che si è rivelato ancora più importante è la stimolante gara a chi fa meglio degli altri, non importa quanto e se inconsapevolmente ingaggiata tra i diversi gruppi di docenti, gara che andrà a tutto vantaggio di tutti gli universitari disabili del nostro paese.
L'università italiana si muove con scienza e coscienza nell'integrazione dei suoi studenti disabili. Tutti i docenti universitari convenuti hanno dimostrato di essere dotati di un forte spirito di servizio, di sapersi muovere agevolmente con l'utilizzo di metodologie scientificamente rigorose, di sapere condurre una lucida ed approfondita analisi dei bisogni, di essere in grado di profondere grandi risorse logistico-organizzative oltre che umane e pedagogico-didattiche. L'integrazione dei disabili fornirà preziose occasioni di ricerca di frontiera e di ricerca applicata nel suo spazio naturale, quello universitario.
Non bisogna pensare, però, che ci si fermerà all'ottimizzazione del servizio e all'attività di ricerca.
L'Università di Palermo si guarda in giro, si volta indietro, guarda in avanti.
Si guarda in giro nell'interagire con il territorio, cioè con gli enti locali e con le associazioni di settore. Si volta indietro, nell'intento di raccordarsi con la scuola media superiore, con un servizio di orientamento per i disabili intenzionati alla prosecuzione degli studi che potrà essere avviato quando i soprintendenti alla pubblica istruzione avranno inviato i dati richiesti. Guarda avanti nel porsi il problema dell'inserimento lavorativo dei laureati disabili.
Molti, e tutti molto importanti i temi emersi dalle due giornate di studio palermitane.
Esaminiamo, in una rapida rassegna, quelli che ci sono apparsi maggiormente significativi.
Le barriere architettoniche
Gli studenti con disabilità motorie hanno bisogno di accedere alle aule dove hanno luogo lezioni ed esami, senza incontrare ostacoli di natura architettonica. Rimuoverli, dove esistono, fatto molto frequente, è un dovere civile che tutti devono imparare a rispettare. Ogni progetto architettonico si deve fondare su tre punti : utilità, staticità e bellezza. L' architetto Le Courboisier ha costruito una casa percorribile tutta attraverso una rampa che, dal piano terra, arriva ai piani superiori. La presenza di scivoli e rampe ben costruite negli edifici pubblici e privati è una soluzione che soddisfa le condizioni di bellezza, staticità, utilità di un buon progetto architettonico, è una soluzione che migliora l'accessibilità degli edifici a beneficio di tutti, non certo solo a beneficio di chi sta su una carrozzina. Basta pensare agli anziani, alle signore in attesa di un bimbo, a quelle che spingono una carrozzina con un bimbo dentro, agli infortunati, ai malati di cuore, agli obesi, a tutti quelli che spingono il carrello della spesa. L'elenco potrebbe continuare. Ma purtroppo, nonostante dalle piramidi egizie in poi, nell'architettura ci siano stati numerosi esempi di abbattimento delle barriere architettoniche, troppo spesso, ancora oggi, si ricorre a rimedi peggiori del male per rendere accessibili gli edifici.
Corrimano giganteschi e perciò inafferrabili, strisce adesive sulle scale, dove tutti inciampano, antiesteticissimi servoscala che danno ai paraplegici la sensazione di essere posti sul montacarichi come oggetti ingombranti, quando poter percorrere un'elegante rampa o prendere posto in un comodo ascensore li farebbe sentire più liberi e più uguali. Ma la grettezza e la stupidità umane sono illimitate, e costituiscono l'unico, autentico stato di inferiorità di cui una persona possa essere vittima. Uomini gretti e stupidi ostacolano l'abbattimento delle barriere architettoniche perché credono che il problema non li tocchi, rimanendo di pertinenza di una minoranza di persone, disabili, irregolari e dunque scomode.
( Dall'intervento del docente delegato di facoltà, membro del gruppo di lavoro per la disabiltà e l'handicap. Facoltà di Architettura, Università di Palermo )
La dimensione europea
Gli scambi tra studenti dell'Ue sono favoriti anche quando si tratta di studenti disabili. Sono realizzabili tra paesi nei cui atenei siano presenti uffici per la disabilità, che, messi in contatto tra loro, potranno pianificare i bisogni prima della partenza degli studenti. Programmi come Socrates o Erasmus promuovono, anche per i disabili, lo sviluppo di una dimensione europea dell'istruzione. Anche negli altri paesi esistono le barriere architettoniche, in misura diversa tra gli uni e gli altri, ad eccezione dell'Università di Regensburg, in Germania, che è completamente accessibile. In Francia vengono organizzate periodicamente le "Journées portes ouvertes" durante le quali sono favoriti gli incontri tra studenti disabili e normodotati e in cui, tra l'altro, gli studenti disabili incontrano i laureati disabili usciti da poco dall'università e professionalmente inseriti, che mettono a disposizione le proprie esperienze.
All'estero spesso altri disabili fanno anche il counselling, a volte anche on line, per un sostegno alla pari. Nelle università straniere, come nella nostra, si facilita l'accesso e la frequenza, senza con ciò rendere facile l'università .
Valutazione dei bisogni e rapporti con le strutture accademiche
Quando il disabile comincia a frequentare l'università, bisogna aiutarlo ad adattarsi alle novità, alla differenza con la scuola da cui è uscito. La matricola disabile non ha un rapporto privilegiato con i professori, non c'è l'insegnante di sostegno. Ed è giusto che non ci sia, perché gli studi universitari devono fargli conquistare l'autonomia. Da matricola, il disabile diventa studente in corso, mentre le sue difficoltà vengono, una ad una, affrontate dal gruppo di supporto, ed infine diventa studente in tesi. A volte sono necessari interventi specifici anche al momento della tesi, che qualche studente ha difficoltà a formattare.
Chi analizza i bisogni?
Spesso è lo stesso studente che si autovaluta, ma anche lui può sbagliare perché affronta un ambiente nuovo e non sa bene a cosa andrà incontro. L'ufficio disabilità recepisce i bisogni ed interviene puntualmente dappertutto. La commissione disabilità ed handicap analizza tutto l'ambiente delle strutture accademiche che si sviluppano intorno allo studente. L'accompagnatore e l'obiettore di coscienza rispondono ai bisogni del momento senza seguire le scalette di priorità espresse dagli uffici competenti. Tutto il personale si coordina intorno allo studente con flessibilità ed onestà. Per gli studenti privi dell'uso delle mani sono stati messi a punto speciali programmi al computer in cui, per fare girare le pagine, basta somministrare dei semplici impulsi, per esempio tramite caschetto. Per i non vedenti c'è la sintesi vocale. Per gli studenti non udenti esistono servizi di interpretariato. A Padova le strutture più moderne sono prive di barriere architettoniche, mentre per le più antiche scatta spesso il veto delle soprintendenze ai Beni Culturali sugli interventi di ristrutturazione. Gli alloggi per gli studenti disabili sono attrezzati in maniera diversificata a seconda dell'handicap. Le aziende sono troppo ancorate al concetto del collocamento obbligatorio e ciò rende difficile l'inserimento lavorativo dei laureati disabili. Un'associazione facilita l'arricchimento del curriculum facendo il bilancio delle competenze. Dopo avere analizzato le abilità effettivamente possedute, le certifica e ciò contribuisce a costruire il curriculum attorno allo studente, fornendo alle aziende dati affidabili. ( Dall'intervento della docente delegata dell'Università di Padova)
Aspetti psicologici
Analizzare i bisogni psicologici degli studenti disabili è molto importante. Ogni persona è un caso a sé. Ognuno vive la propria condizione in maniera assolutamente personale. Qualunque momento del corpo è un momento della mente, ed è sulla mente che deve puntare chi voglia dare un supporto psicologico ad una persona che viva un disagio speciale. Non per aiutarlo a superare dei problemi, perché problemi non ce ne sono, quelle che esistono sono le difficoltà, che devono essere superate. Il muro più difficile da superare è quello della burocrazia. Ma ci sono mura pure tra le persone. Il diritto allo studio dei disabili mette insieme tanti operatori, tanti docenti di discipline diverse. La differenziazione della cultura rappresenta anch'essa una difficoltà da superare, ma, per fortuna, tutti questi docenti hanno già dentro di sé una spinta propulsiva ad aiutare e ad essere aiutati ad aiutare. Un percorso che, da vizioso, può diventare virtuoso. ( Dall'intervento del docente che offre consulenza psicologica agli studenti disabili e alle loro famiglie. Università di Palermo )
Il tutorato specializzato
Molte sono le persone che orbitano intorno allo studente disabile per favorire la sua partecipazione attiva alla vita dell'ateneo. Obiettori di coscienza, personale laureato assunto a contratto, studenti delle 150 ore, volontari e infine un tutor professore, referente di facoltà. Non esiste ancora una figura ben delineata di tutor, le competenze vengono attualmente distribuite a vari livelli, mentre si dovrebbero concentrare e specializzare. E' opportuno che venga strutturata una formazione aggiuntiva, che preveda la preparazione sugli aspetti legislativi, pedagogico-didattici, sulla multimedialità. Il tutor specializzato deve sapere fare orientamento e accoglienza. Con percorsi diversificati e adatti ad ogni studente, nella fase di accoglienza il tutor potrà provvedere al recupero di lacune di base, legate a difficoltà d'apprendimento. Nuove figure professionali nell'ambito dell'integrazione, i mediatori dell'integrazione, verranno presto formati all'interno di un progetto Socrates che prevede un master formativo per creare queste nuove figure. I mediatori dell'integrazione potranno essere utilizzati anche per l'integrazione lavorativa.
Il tasso di abbandono degli studi universitari da parte di studenti disabili è doppio rispetto a quello degli altri studenti, ecco perché è importante che i servizi per loro funzionino bene. Il tutor non deve essere un insegnante di sostegno , ma creare condizioni di parità negli studi. La laurea, comunque, deve essere conseguita senza particolari facilitazioni. (dall'intervento della docente delegata dell'Università di Roma 3)
La qualità della vita
L'obiettivo da perseguire, sia all'interno che all'esterno dell'università, è il miglioramento della qualità della vita dei disabili.
Gli ostacoli che si frappongono sono moltissimi. La procedura da seguire per accedere ai servizi è farraginosa, i paletti burocratici molteplici e le famiglie non sono sempre in condizione di supportare i congiunti disabili, vivendo in condizioni di stress sociale di alto livello, lo stress di coloro che assistono e sono lasciati a sé stessi. Ci sono molti divorzi e molte difficoltà gravi nelle famiglie in cui vive un disabile grave.
I disabili incontrano grosse difficoltà nel frequentare la scuola, in particolare le superiori e l'università. La percentuale di studenti disabili scende drasticamente nel passaggio dalla scuola dell'obbligo alla secondaria e all'università e non solo perché l'obbligo è frequentato da una maggioranza di handicappati psichici. C'è molta difficoltà nel passaggio alle superiori anche per i disabili fisici e sensoriali. Lettere e filosofia, scienze politiche e scienze della formazione sono le facoltà più spesso scelte dai disabili. Anche i fuori sede sono numerosi. Il lavoro, però, rimane un obiettivo difficile da raggiungere. Il lavoro è il fondamentale fattore di socializzazione nelle società complesse. Il mancato passaggio all'identità adulta della persona disabile che non trova lavoro, ne limita molto la qualità della vita. A cosa sarà servito il superamento di tante difficoltà, a cosa saranno serviti tutti gli sforzi, tutti i progetti europei, tutti i supporti dati, se il laureato disabile, nonostante la qualificazione, non trova lavoro?
Se il 20% degli adulti in Italia è disoccupato, questa percentuale, tra i disabili adulti, sale al 60%. A che scopo avrà preso la laurea, il disabile, se poi dovrà continuare a vivere con un importo medio annuo di pensione che, secondo i dati Istat del '99, è di 9 milioni e mezzo?
Sul versante sanitario le cose non vanno certo meglio. I servizi sanitari sono inadeguati ai bisogni dei disabili, il personale non ha la preparazione necessaria. Per potere essere efficaci i servizi sanitari devono integrarsi con quelli sociali, diventando socio-sanitari. Da questa trasformazione potrà nascere anche la prevenzione. La società ha una scarsa considerazione nei riguardi della persona disabile, e ciò certamente non ne migliora la qualità della vita.
Il miglioramento della qualità della vita dei disabili deve seguire un percorso, al primo posto del quale non può che esserci la ricerca, la cultura e la formazione.Spesso chi sa meglio rappresentare i suoi bisogni ne ottiene più facilmente il soddisfacimento. I disabili più gravi, essendo i più deboli, sono anche i più trascurati. La ricerca deve analizzare i bisogni, stabilire su quale livello di soddisfacimento dei bisogni si deve puntare, analizzare le indicazioni strategiche, organizzative ed economiche. Questo è il momento della formazione universitaria perché l'autonomia consente di attuare tutti i processi di integrazione. L'università deve formare professionalità adeguate al ruolo che devono coprire. Il taglio culturale deve essere di tipo pedagogico, senza troppo sfociare nel sanitario o nel sociologico, le professionalità che si andranno a formare devono essere capaci di lavorare in équipe, devono interagire con i disabili in chiave professionale, senza atteggiamenti emotivi o assistenziali, devono essere capaci di assumersi responsabilità operative utilizzando le risorse presenti, saper assumersi la responsabilità del cambiamento del percorso formativo, mostrarsi rispettosi, dire la verità senza offendere, saper vedere la persona nel disabile.
La sinergia tra formazione e territorio è molto importante per creare modelli a rete e per realizzare il principio di sussidiarietà. Nella formazione devono trovar posto anche le famiglie, a patto che acquisiscano capacità di collaborazione e di compartecipazione. Anche le famiglie, però, devono essere preventivamente preparate.
Le attività di ogni centro universitario per la disabilità per essere veramente efficaci devono essere permeate da una cultura europea, postmoderna e non assistenzialista.
Tutto ciò potrà, se realizzato,migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone disabili , con indubbi vantaggi per la collettività, che riceverà benefici capaci di compensare ampiamente i costi sostenuti. (dall'intervento del docente delegato dell'Università di Palermo, Prof G. Cupidi )