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MUSEO DELL'OSSERVATORIO ASTRONOMICO

Osservatorio Astronomico di Palermo G.S. Vaiana

Dipartimento di Scienze Fisiche ed Astronomiche

 

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La Collezione di Antichi Strumenti dell'Osservatorio Astronomico di Palermo

L'Osservatorio Astronomico di Palermo, occupa, sin dal 1790, alcuni locali del Real Palazzo concessi dal Re Ferdinando di Borbone a Giuseppe Piazzi (1746-1826), fondatore e primo Direttore dell'Osservatorio, per stabilirvi l'osservatorio e darvi l'abitazione al Professore. La Specola propriamente detta tu eretta sulla Torre di Santa Ninfa perché riconosciuta come la più adatta per l'elevazione del sito e per la sodezza delle fondamenta.

Giuseppe Piazzi era appena ritornato (agosto 1789) da un soggiorno di due anni in Francia ed in Inghilterra dove si era recato per acquistare gli strumenti necessari ad istabilire codest'Osservatorio che certamente potrà essere de' migliori. Ed in effetti così tu, poiché gli strumenti acquistati da Piazzi, che costituiscono il nucleo più antico della collezione, furono tutti commissionati alle più celebri officine inglesi.

In particolare l'altazimutale del celeberrimo Jesse Ramsden, il più abile costruttore di strumenti della seconda metà del XVIII secolo, costituisce un unicum, uno strumento di concezione nuovissima, considerato il prototipo di una nuova generazione di strumenti astronomici, gli strumenti a scala circolare, che soppianteranno nel corso del secolo successivo i tradizionali quadranti di cui ci si era serviti durante tutto il corso del XVIII secolo. La sua importanza per la storia dell'Astronomia e dello sviluppo della tecnologia dei grandi strumenti astronomici è oggi universalmente riconosciuta. L'altazimutale di Ramsden tu collocato nella sala circolare ornata da eleganti colonne in marmo di Carrara e circondata da due scale semicircolari di accesso.

L'eleganza della sala, sopravvissuta praticamente intatta, dà forza all'ipotesi che il suo disegno sia dovuto a Giuseppe Venanzio Marvuglia, carissimo amico del Piazzi ed i cui consigli erano stati determinanti per la scelta del luogo dove erigere la Specola. Il Piazzi d'altronde oltre che dei consigli del Marvuglia si avvalse anche di quelli di un altro caro amico: l'architetto francese Léon Dufourny, autore dei bellissimi edifici dell'Orto Botanico di Palermo, cui commissionò gli arredi della Specola ed in particolare le grandi vetrine per gli Strumenti Portatili recentemente restaurate a cura della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici, le bellissime consolles per poggiarvi gli strumenti e persino la sua scrivania.

Al primo nucleo di strumenti se ne vennero Via Via aggiungendo altri destinati al completamento della Specola. Assistiamo cosi all'arrivo, nel 1792, del telescopio

riflettore da sette piedi di fuoco costruito dal celebre astronomo e cosmologo inglese William Herschel, lo scopritore di Urano, mentre nel 1804 giunse il sospirato telescopio equatoriale di William Troughton che era stato ottenuto da Piazzi rinunciando alla medaglia d'oro che il Re aveva stabilito di donargli come riconoscimento per la sua ben nota scoperta, il primo gennaio 1801, del primo degli asteroidi Cerere Ferdinandea. Degna di nota inoltre l'intera serie di strumenti topografici ordinati da Piazzi al successore di Ramsden, Matthew Berge, nel 1808. Tali strumenti erano destinati alla realizzazione di un progetto lungamente accarezzato dal Piazzi, quello cioè di potere finalmente "levare" una 'moderna" carta geografica dell'isola, progetto che naufragherà nel nulla travolto dalla ferrea opposizione baronale che, a ragione, vedeva nel progetto un potente strumento a disposizione del Ministro delle Finanze Luigi de' Medici che intendeva razionalizzare il sistema di prelievo fiscale.

Alla morte di Piazzi, nel 1826, la Specola palermitana possedeva dunque un importante nucleo di strumenti che tuttaVia cominciavano ad essere obsoleti, superati come erano dai prodotti della nascente tecnologia tedesca. I suoi successori Niccolò Cacciatore prima ed il figlio Gaetano dopo, che diressero l'Osservatorio fino al 1848, non godevano del prestigio scientifico necessario a costringere il riluttante governo borbonico ad "investire nella scienza". Durante questo periodo assistiamo all'acquisto di strumenti che potremmo definire "minori" per quel che riguarda la loro potenzialità di produrre scienza d'avanguardia, anche se alcuni di questi come ad esempio il bellissimo equatoriale portatile di Ramsden o la magnifica bussola di Dollond costituiscono oggi pezzi preziosi della collezione.

Una svolta determinante per quel che riguarda la strumentazione si ebbe durante la direzione di Domenico Ragona Scinà. Il Ragona, chiamato alla direzione dell'Osservatorio nel 1849 in sostituzione di Gaetano Cacciatore, destituito per avere attivamente partecipato ai moti del 1848, seppe bene sfruttare l'ultima "fiammata" del riformismo borbonico. Tramite i buoni uffici del principe di Satriano, Luogotenente Generale per la Sicilia, ottenne infatti, non solo di recarsi per tre anni presso i maggiori Osservatori tedeschi, dove lavorò in stretto contatto soprattutto con il celebre Encke, ma, fatto ancora più importante, anche i fondi necessari a rinnovare completamente la dotazione strumentale dell'Osservatorio.

Furono così ordinati nel 1853 il Cerchio Meridiano delle officine Pistor&Martin di Berlino ed il grande Telescopio Equatoriale della ditta Merz di Monaco. Il Cerchio Meridiano giunse a Palermo nel 1856 e fii collocato al posto dell'antico strumento dei passaggi di Ramsden. In questa occasione Ragona incaricò Giovan Battista Filippo Basile di disegnare gli arredi, tutt'oggi esistenti, della Sala Meridiana.

Il Telescopio Equatoriale giunse invece solo nel 1859. Gli avvenimenti politici che portarono all'Unità non consentirono di pensare ad installarlo, e lo strumento rimase

imballato nelle sue quattordici casse fino al 1865.

L'unità d'Italia ebbe, almeno all'inizio, un benefico effetto per le istituzioni scientifiche isolane. In particolare, come è noto, Michele Amari, Federico Napoli e Stanislao Cannizzaro si attivarono con grande energia per creare un sistema di istruzione pubblica efficace a porre le basi per un ammodernamento generale del sistema produttivo dell'isola rimasto ancorato, in agricoltura come nello sfruttamento delle miniere, tanto per citare due esempi clamorosi, a metodi addirittura arcaici.

In particolare, per quel che riguarda l'Osservatorio di Palermo, che era ritornato sotto la direzione di Gaetano Cacciatore, reintegrato nelle sue funzioni per meriti politici, furono presi provvedimenti molto energici. Su consiglio dell'astronomo di Brera Giovanni Virginio Schiaparelli, fu deciso di inviare a Palermo in qualità di Astronomo Aggiunto, ma in realtà di vero direttore, il giovanissimo ma promettente astronomo modenese Pietro Tacchini.

Giunto a Palermo nel 1863, Tacchini si dedicò immediatamente alla progettazione della Sala del Refrattore dove, nel 1865, fece montare il Telescopio Equatoriale di Merz. Con questo strumento apri a Palermo una linea di ricerca assolutamente di avanguardia, resa possibile dalle recenti scoperte nel campo della Spettroscopia: la Astronomia fisica, oggi chiamata Astrofisica. Come sempre la rinnovata attività scientifica si riflette negli strumenti acquistati ed è oggi testimoniata nella nostra collezione: magnifici spettroscopi, "modernissimi orologi", cronografi, cronometri per determinazioni esatte di differenze di longitudine e numerosi altri strumenti fra i quali vanno particolarmente ricordati quelli destinati alla meteorologia, disciplina che, tradizionalmente coltivata in tutti gli Osservatori, cominciava proprio in quel periodo ad uscire dall'infanzia per assumere il ruolo e la dignità di una scienza a sé stante, non più sussidiaria dell'Astronomia.

Trasferitosi Tacchini alla direzione dell'Osservatorio del Collegio Romano, vicende sulle quali non possiamo soffermarci in questa sede portarono l'Osservatorio di Palermo a vivere durante la prima metà di questo secolo e fino all'inizio degli anni settanta, un lungo periodo di sostanziale declino scientifico. Fu cosi che negli anni cinquanta l'Osservatorio ridotto ormai a semplice "Gabinetto" annesso alla cattedra di Astronomia e privo di personale scientifico non poté efficacemente resistere alle sia pur giustificate necessità di locali della Assemblea Regionale Siciliana. Fu così che nel 1957 numerosi locali di servizio alla Specola passarono all'Assemblea. In tale occasione alcuni grandi strumenti fuori uso, quali lo Strumento dei Passaggi di Ramsden, l'Equatoriale di Troughton, il Meteorografo Secchi ed il grande telescopio di Herschel, di cui sopravvive oggi solo il prezioso specchio, ritenuti ormai ingombranti vecchiumi, furono tout court eliminati.

Con la chiamata nel 1976 del compianto Direttore Prof Giuseppe Salvatore Vaiana, la situazione si è totalmente invertita. Attento come era non solo alla scienza ma anche alle nostre radici, oltre a rivitalizzare l'attività scientifica dell'Osservatorio, inserendolo da protagonista nel campo dell'Astronomia dallo spazio, ha incoraggiato l'apertura di una linea di ricerca in Storia dell'Astronomia che, partendo dal recupero dell'ingente patrimonio strumentale che giaceva abbandonato ed in pessimo stato di conservazione nei locali dell'Osservatorio, ha avuto fra i suoi esiti anche quello di restituire alla città un pezzo della sua storia.

Oggi, grazie anche al lavoro del tecnico specializzato Filippo Mirabello e del Conservatore Ileana Chinnici, ed alla collaborazione dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza e della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze, la collezione dell'Osservatorio è tornata a rivivere. Rimessa in ordine, interamente schedata, prodotto un Catalogo a stampa, attende ora solamente, per essere pienamente fruita dal pubblico, che vengano terminati i lavori di restauro della Specola propriamente detta, dove gli antichi strumenti, risistemati insieme agli arredi originari esattamente nei luoghi dove furono posti a partire dal 1790, torneranno a riveder le stelle.

Giorgia Foderà Serio, Responsabile della Collezione


Prospetto della Specola in una incisione del 1804

 

Pianta della Specola dell'Osservatorio nella quale è ospitato il Museo

 


Notizie Utili
 
Direttore: Prof. Salvatore Serio
Responsabile della Collezione: Dott. Ileana Chinnici
 
Apertura al pubblico:
dal 23 al 29 marzo ore 10-13/16-19
per gruppi maggiori di 5 persone obbligo di prenotazione
 
Piazza del Parlamento, 1
tel. 091.233111
http://www.astropa.unipa.it


© Maurizio Carta, Dipartimento Città e Territorio
mcarta@unipa.it
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